Una delle espressioni del genio umano è quella di avere creato una speciale rete di relazioni capace di armonizzare la vita in tutte le sue componenti: sociali, economiche, spirituali, religiose, ecc.
Per raggiungere questi obiettivi nel corso dei secoli ha elaborato norme e regole condivise fondate sulla certezza che non sarebbero state disattese. Una certezza basata su un impegno reciproco radicato nel concetto di onore.
In una società come la nostra, mi riferisco a quella occidentale, definita con buoni motivi “liquida”, l’onore un concetto elastico che viene spessissimo intersecato dalla tendenza del “tornaconto”, figlio legittimo del profitto. L’agire umano in qualsivoglia direzione non è più guidato dal bene-essere o del bene-fare ma dall’utile che se può trarre. Per raggiungere questo scopo si deve agire sulle regole e le leggi modificandole per renderle lecite. Vale a dire che alle leggi morali si sovrappongono quelle economiche ispirate al più bieco utilitarismo, ma che, essendo condivise, inseguono e ottengono il lasciapassare della liceità archiviando le istanze nobili della coscienza.
Fin qui siamo in una partita in cui i giocatori condividono le nuove regole e visi attengono anche se la deriva morale è davanti agli occhi di tutti.
Ma che accade quando le regole non vengono seguite, o vengono applicate a macchia di pelle di leopardo. Oggi si, domani no? Oggi per me si, domani per te no.
In una situazione di marasma totale il criterio del nuovo ordine viene stabilito dal più forte: socialmente, economicamente, militarmente. Il nuovo (o i nuovi) tiranni dettano regole legate al momento e al proprio profitto, regole a cui centinaia di milioni di sudditi si devono attenere. Ubbidire o al massimo condividere la “mollica di potere” che cade dal tavolo del potente facendosi testimoni viventi di una menzogna e avvallando che tutto ciò che sta accadendo è normale e lecito.
Tuttavia in questo momento storico sta apparendo una grande novità: il nostro pianeta, come se fosse una enorme pagnotta, è azzannato da più parti e sbranato da coloro i quali credono da avere il diritto di beccata (Lorenz insegna) delle galline che, non essendoci norme condivise, con certezza non esiste più. Non si tratta più staccare qualche penna del di dietro per definire la gerarchia, ma si deve arrivare alla soppressione del rivale-nemico, colui che insidia la propria potenza economica-militare sul pianeta.
Gli strumenti elaborati nel corso dei decenni: La carta dei Diritti dell’Uomo, la Convenzione di Ginevra, la Carta dell’Onu. Ciò che appare oggi sullo scenario internazionale in esse sono racchiuse solo pie indicazioni che non hanno più nulla di vincolante. La visione adolescenziale della Geopolitica attuale ci dice che si applicano, o si chiede di applicare, quelle norme che sono utili a chi le invoca a proprio favore, diventando nocive per chi da queste viene messo in seria difficoltà davanti al consesso internazionale.
Poiché le norme sono norme e non possono essere cambiate a piacimento, per vincere la partita vi sono solo alternative che possiamo catalogare nella categoria del sotterfugio: la negazione della verità oggettiva, la menzogna e il micidiale mix di frammenti di verità e di menzogna.
Questo è ciò che sta avvenendo oggi con il supporto degli strumenti mediatici di ultima generazione soprattutto nella aleatorietà dell’identità e del dichiarato.
Lo spartiacque del confronto se si allontana dalla verità oggettiva in senso ampio non può non richiamare l’attenzione di chi ricerca nella norma e nella devianza sugli strumenti principali per dirimere le questioni.
I meccanismi di difesa (e di offesa) agiti soggettivamente generano uno squilibrio che a mio avviso rientrano, in forme di patologia psichiatrica. Tuttavia non è il confronto tra singoli ad esacerbare la controversia, ma quello tra stati e popoli in cui sono racchiuse altre forme di potenza distruttiva. Non è più lo scontro individuale, bensì guerre cruente a cui si deve dare, anche mentendo, una ragione adeguata al proprio Io.
Questa modalità di confronto merita tutta l’attenzione della psichiatria la cui diagnosi di psicopatologia ricade sul singolo potente, ma anche su coloro che per fascinazione si adeguano al status quo (vedesi nazismo, fascismo e stalinismo).