INTELLIGENZA ARTIFICIALE (AI): DENOMINAZIONE ERRATA, FUORVIANTE E PERICOLOSA

da | Gen 27, 2024 | BLOG

INTELLIGENZA ARTIFICIALE (AI): DENOMINAZIONE ERRATA, FUORVIANTE E PERICOLOSA

da | Gen 27, 2024 | BLOG

Intelligenza, dal latino intelligere: “intendere, concepire, comprendere”. Prerogativa umana in cui viene rappresentato tutto il complesso di facoltà psichiche e mentali che consentono di pensare, comprendere o spiegare i fatti o le azioni, elaborare modelli astratti della realtà, intendere e farsi intendere dagli altri, giudicare, e adattarsi all’ambiente. La psicologia indica nell’i., nei comportamenti intelligenti o nelle attività intellettuali, modalità di condotta presenti, a livelli diversi e con diverse manifestazioni qualitative, nel bambino e nell’uomo adulto. I pionieri della psicologia scientifica, avevano individuato le condizioni della condotta intelligente indicandole nella comprensione, direzione, invenzione e critica. Alla base del comportamento intelligente si venne così a riconoscere una capacità di adattamento a situazioni nuove e la possibilità di modificarle quando queste presentano degli ostacoli all’adattamento stesso.

Con questa premessa voglio mettere in evidenza la pericolosa e fuorviante denominazione di Intelligenza Artificiale a ciò che è semplicemente il risultato di un complesso software basato sul logico assemblaggio di concetti immagazzinati  e rieditati in modo tale da dare nel loro insieme un significato verosimile rispetto alla richiesta di un qualsivoglia fruitore.

La meraviglia che appare ai nostri occhi, come se vi fosse un Homunculus geniale interno ad una scatola nera capace di dare in tempo reale una risposta che nessune vivente saprebbe fare neanche in tempi lunghi, è il primo degli aspetti svianti. La tentazione di antropomorfizzare un hardware al cui interno si muovono processi complessi e sconosciuti è dietro l’angolo.  Già con l’avvento del Pc e di Internet l’illusione di essere produttori di una qualcosa di cui invece siamo solo spettatori è entrata nelle nostre menti generando una sorta di invisibile e condiviso delirio di onnipotenza.

Gli ideatori di ChatGPT sanno bene che quanto dico è vero e che si tratta di pura tecnologia informatica al punto che sono essi stessi i primi a richiamare sui pericoli dell’AI. MI chiedo allora perché definirla Intelligenza (anche se Artificiale) visto che si allontana anni luce dal significato originario del termine? Il software è stato concepito per rieditare e rielaborare  in maniera complessa   qualche cosa che è già all’interno simulando una ideazione che invece non è. Ideare, concepire, valutare privo di un senso critico basandosi solo su dati raccolti e richiesti conduce ad una soluzione fredda e prammatica che può apparire originale, ma che non lo è visto le inevitabili conseguenze dell’uso speciale che se può fare ad esempio in ambito militare (come sta succedendo in Medio oriente nella Guerra Israele-Hamas per stessa ammissione dell’IDF e forse nella guerra Russia-Ucraina).

Quando l’uso dell’AI è circoscritto ad una ricerca concettuale per la redazione di un testo, gli inevitabili errori (una aliquota ammessa anche dagli ideatori di ChatGP)  non crea grandi danni visto che un testo si può supervisionare e correggere. Ma nel momento in cui un sistema di software viene applicato ad una strategia militare di attacco in cui la decisione di colpire o meno è il risultato di un assemblaggio di elementi di varia natura e che conducono a colpire in quel luogo reciso, in quel modo preciso perché efficace, in quel tempo preciso in quanto potrebbe portare più danni al nemico, il margine di errore non sarà una parola sbagliata, una virgola in più, bensì produrrà quei danni collaterali in termine di vite umane della cui responsabilità ci si libera in un battibaleno attribuendo l’errore all’AI. L’intelligenza umana, più lenta, più riflessiva e guidata dalla coscienza sulle conseguenze del proprio agire, potrebbe cadere nell’errore (cosa già accaduta nella storia) solo per la propria malizia. Qui sul piano etico non c’è via di scampo!

Poche considerazioni le mie, ma che dicono con chiarezza che di intelligente nel software di quella che è stata chiamata IA non c’è nulla e non vi sono rimedi sul suo abuso (anche se auspicati dagli esperti) finché ancora sarà considerata tale: ovvero una longa manus dell’intelligenza umana capace di implementare le sue possibilità.

A mio avviso anche la stessa definizione dovrebbe essere cambiata in modo da essere messa al riparo da distorsioni e pericolose illusioni. Suggerisco CPA, (Cyber Performing Assistant), ovvero uno strumento che non abbia altre funzioni che quella supportare il processo di conoscenza dell’uomo solo rieditando un know-how da prendere con riserva e da sottoporre sempre alla sua supervisione, essendo l’unico ad aggiungere la dimensione etica al sapere scientifico. Inoltre che non induca in tentazione il fruitore di sentirsi l’artefice (approccio quanto mai infantile!) di quanto sembra sgorgare dalle proprie mani e dalla propria mente.