All’inizio del Triduo, giorno in cui il Figlio in obbedienza al Padre inizia il suo percorso di dolore umano, fisico ed anche psicologico come testimoniato nel Vangelo di Luca allorché appare l’icona della agonia nel Getsemani, sono molti i pensieri che affollano la mente ed aggravano il cuore di un cristiano. Se riusciamo a sintonizzarci spiritualmente con il cuore di Gesù, non soltanto per contemplare il suo dolore, ma per farlo nostro, l’esperienza cambia e cxi consente di entrare in una atmosfera permeata di una speciale com-Passione. Questo è l’unico modo per uscire dal ruolo di spettatori ed entrare in quello di attori della scena pasquale. Approfittando del “santo silenzio” di questo Venerdì, ho voluto brevemente soffermarmi sul senso di quella divina sofferenza per unirlo al senso del dolore di ogni credente di tutto il genere umano. Dolore che si prova, per chi crede, ogni volta che si contempla un Crocefisso.
Tra i pensieri di questa mattina ne è apparso uno in particolare. Nel Vangelo di Luca la presenza del Padre (anche se invisibile e mediata dalle parole di Gesù) si limita (per così dire!) al dialogo con Figlio che in prima battuta gli chiede di allontanare il calice, e immediatamente dopo si abbandona alla Sua volontà.
Mi chiedo però. Da quel momento che ne è del Padre? Ci si può accontentare di una narrazione che si fermi ad un Padre assente di fronte alla sofferenza del Figlio?
L’inscindibilità della Santissima Trinità mi induce a pensare diversamente. Io vedo il Padre costantemente, istante dopo istante, al fianco del Figlio fino alla fine e intriso di Divino dolore a cui non poteva più dare risposta in quanto si sarebbe vanificato il progetto di salvezza per tutta l’umanità. Alla fine non si può disgiungere “il gemito silenzioso” dello Spirto Santo.
In conclusione voglio dire che in questo Venerdì Santo per la prima volta mi è apparsa questa realtà spirituale che mi ha indotto a pensare che ad affrontare la Passione sia stata l’intera Trinità. Se così non fosse ne va di mezzo il fondamento della nostra stessa Fede, la fede nel Dio Uno e Trino.
Questo scritto solo una riflessione personale, nulla di più e non vuole collidere con le varie esegesi canoniche. Tuttavia, non credo che le sminuisca o sia eretica, né che sia un puerile tentativo di antropomorfizzare il volto di Dio, semmai al contrario avvicina il cuore del credente al Cuore del Padre rendendo ancora più intima la relazione filiale come dovrebbe essere ogni istante della nostra vita qualunque siano le vicende che incontriamo. AUGURI DI UNA SANTA PASQUA!