LA TEORIA DELLA “LIMITED NUCLEAR WAR” NELLA GEOPOLITICA ODIERNA

da | Apr 30, 2017 | ATTUALITÀ, SOCIOLOGIA

LA TEORIA DELLA “LIMITED NUCLEAR WAR” NELLA GEOPOLITICA ODIERNA

da | Apr 30, 2017 | ATTUALITÀ, SOCIOLOGIA

La parola “Guerra Nucleare” fa subito pensare al giorno del giudizio, alla fine della civiltà per come la conosciamo e all’ultima possibile follia dei guerrafondai sparsi in molti dei paesi del mondo. Tuttavia oggi esiste un tipo di scenario riguardante il possibile impiego delle armi nucleari che concepisce il loro impiego in maniera “limitata”, in maniera tale da non innescare una guerra nucleare globale: è la teoria della “Limited Nuclear War”.

Tale scenario potrebbe essere valutato da potenze mondiali, come gli Stati Uniti, associando ad esso il programma Prompt Global Strike, al fine di garantirsi l’attuale predominio militare mondiale con una sensibile riduzione dei costi per il mantenimento di uno strumento militare convenzionale. La teoria della “Limited Nuclear War” nasce ala fine negli anni ’50 con la costruzione delle prime armi atomiche tattiche, e cioè armi da impiegare sul campo di battaglia in risposta all’evoluzione dei combattimenti, ma trova la sua piena maturità negli anni ’70 quando la tecnologia permise la piena operatività di testate a “bassa potenza” veicolate con vettori ad alta velocità e precisione, come i missili da crociera Tomahawk ed una pletora di vettori russi e gli IRBM (missili balistici a gittata intermedia) Pershing II E SS-21.

L’utilizzo delle armi atomiche avrebbe dovuto essere “limitato” sia come numero assoluto, sia come potenza, sia come collocazione geografica delle esplosioni che sarebbero dovute avvenire sul suolo europeo ma al di fuori dei territori di Unione Sovietica, Gran Bretagna e Francia, così come era escluso dallo scambio atomico il territorio americano.

Alla fine degli anni 70 si teorizzò in maniera completa la possibilità di utilizzo delle armi atomiche, non solo come deterrente quindi, ma anche come armi utilizzabili in conflitto. La teoria si scontrò, all’epoca, con un problema non del tutto pianificato, anzi due problemi.

Il primo fu la proliferazione di armi tattiche e vettori di ogni genere, dal missile balistico al missile da crociera, dal proiettile di artiglieria alla bomba da aereo, che divennero operativi in Europa. L’elevatissimo numero di testate schierate di per sè pregiudicava fortemente il concetto stesso di guerra nucleare limitata, ma un secondo fattore affossò questa teoria e cioè la relativamente discrezionalità dei comandanti sul campo nell’utilizzo di tali armi. In caso di attacco con missili a gittata intermedia il tempo di volo per i bersagli variava tra i 7 e gli 11 minuti lasciando, in caso di emergenza, solo due-tre minuti ai comandanti per ordinare il lancio di rappresaglia.
Per questo le regole per autorizzare l’uso di armi atomiche per le batterie IRBM erano non prive di possibili errori o incomprensioni. Questi elementi portarono ad un trattato per l’eliminazione delle armi nucleari a gittata intermedia. Nell’evoluzione moderna della Limited Nuclear War dobbiamo innanzitutto evidenziare un grande cambiamento, non tanto della dottrina di fondo, ma delle condizioni nella quale la moderna “Limited Nuclear War” potrebbe svilupparsi. In primo luogo la variabile geografica e geostrategica.

Oggi la Russia non dispone di “stati cuscinetto”, e quindi un’eventuale guerra nucleare limitata impatterebbe aree prossime, se non interne alla Federazione Russa. Come potrebbe quindi iniziare una guerra nucleare limitata oggi? E quale sarebbe a nostro avviso la sua evoluzione? Una Limited Nuclear War potrebbe deflagrare, a nostro avviso (in Europa, perché esiste anche uno scenario di Limited Nuclear War in estremo oriente), in due casi principali. Il primo, ed il più probabile, è lo scenario Ucraina/Crimea.

Se la guerra di Ucraina dovesse espandersi, e vedere il coinvolgimento diretto e palese delle truppe della Federazione Russa è ragionevole pensare che alcuni paesi appartenenti alla NATO decidano di intervenire direttamente in difesa di Kiev. Parliamo di Stati Uniti, Gran Bretagna e soprattutto Polonia. Se truppe polacche dovessero intervenire in Ucraina, le truppe nell’enclave russa di Kaliningrad sarebbero costantemente in stato di “Pronti al Combattimento”, e le forze navali ed aeree di NATO e Russia potrebbero dar luogo ad incidenti estremamente pericolosi. Va inoltre considerato che se caccia polacchi dovessero intervenire in Ucraina decollando dal territorio della Polonia, è ragionevole pensare che le forze aeree e/o missiliste russe colpiscano gli aeroporti polacchi da dove sono decollati i caccia che hanno agito in Ucraina.

Se a questo punto dovessero intervenire Stati Uniti e Gran Bretagna in supporto alla Polonia, anche se la NATO negasse l’intervento di difesa collettiva in base all’art. 5, in quanto la Polonia sarebbe formalmente paese aggressore, le forze aeree britanniche e americane potrebbero colpire in maniera molto dura le forze russe e determinare perdite consistenti nell’aviazione di Mosca. Se in tale condizione, le forze di Kiev e dei suoi alleati NATO passassero all’offensiva, in particolare contro la Crimea, esiste la reale e concreta possibilità che la dottrina russa, in caso di perdita della supremazia aerea e rischio di sconfitta delle forze di terra rimaste senza protezione aerea, preveda il ricorso ad armi nucleari tattiche da impiegare contro i principali aeroporti utilizzati dagli alleati e contro le maggiori concentrazioni di forze corazzate presenti in Ucraina.

Se ciò dovesse avvenire le forze aeree Nato risponderebbero con l’impiego di armi tattiche da parte dei bombardieri alleati. Tuttavia nel caso di risposta Nato le limitate capacità russe di “Allarme Precoce”, dovute alla carenza di satelliti specificamente progettati, andati fuori servizio negli ultimi anni e non rimpiazzati in maniera adeguata, nonché la moderna dottrina di guerra elettronica e cibernetica, non consentirebbero al Presidente Russo ed allo Stato Maggiore della Federazione di poter valutare in maniera compiuta ed affidabile l’entità della rappresaglia americana e britannica. In questa condizione di limitazione delle capacità di giudizio e con la concreta possibilità che un attacco di sorpresa portato con bombardieri B/2 e missili balistici lanciati da sottomarini, porti il Cremlino ad ordinare un attacco massiccio contro centri di comando e controllo NATO, nonché contro tutti i principali target militari inglesi e americani, su scala globale. È quindi la scarsa capacità di “allarme precoce” russa, unita alle nuove dottrine di guerra elettronica e cibernetica, sommata all’assenza di stati cuscinetto a difesa della Federazione Russa, che ci porta a valutare il fatto che in caso di utilizzo limitato di armi nucleari si possa presto passare, in caso di rappresaglia Nato, ad una guerra nucleare globale indirizzata contro bersagli militari e non contro i grandi centri urbani.
Il secondo scenario prevede invece l’utilizzo di armi nucleari tattiche da parte della Nato. Questo potrebbe accadere se le forze di terra russe, passassero contemporaneamente all’offensiva, non solo in Ucraina, ma anche nella regione baltica, invadendo le tre Repubbliche di Estonia, Lituania e Lettonia. In questo caso l’avanzata delle truppe russe sarebbe non arrestabile dalle minime forze NATO presenti nell’area e il comando supremo alleato in Europa potrebbe richiedere al Presidente l’autorizzazione all’uso di armi tattiche non solo contro le colonne russe in avanzamento in Lettonia, Estonia e Lituania, ma anche contro i centri di comando e gli aeroporti russi impegnati nell’offensiva. Riteniamo che nel caso in cui venga colpita con armi nucleari una porzione di suolo russo, la dottrina del Cremlino preveda una risposta non simmetrica e mirata all’eliminazione, mediante armi nucleari strategiche, dei centri di comando NATO e di tutti i maggiori target militari delle forze impegnate in difesa delle Repubbliche Baltiche.

Riteniamo quindi che l’ipotesi, spesso ventilata da alcuni teorici di strategia americani, della possibilità di una guerra con impiego limitato di armi nucleari, possa essere valida per l’estremo oriente, ed in particolare per gli scenari riguardanti la Corea del Nord (cui dedicheremo un post specifico) ma tale teoria, per i fatti esposti non potrà essere adottata in Europa, se non a rischio di una guerra nucleare mondiale.

(DA WWW.GEOPOLITICALCENTER.COM)